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Siamo segregati da più di 40 giorni, minacciati da un nemico invisibile di cui ci raccontano le orribili gesta in tv, sui social e nelle pagine dei giornali. Qualcuno lo ha visto in faccia, è stato testimone dei suoi devastanti effetti, ma la maggior parte delle persone si fida di ciò che viene loro detto e accetta, docilmente, tutte le restrizioni, le limitazioni alla propria libertà, e anche le punizioni, in quanto imposte solo ed esclusivamente per il nostro bene. E ci dicono che sta funzionando, quindi bisogna stringere i denti ed andare avanti, ancora non si sa per quante altre settimane. Ma a questo ci siamo ormai abituati, ci si abitua a tutto.
E dopo? che succederà quando questo pericolo si sarà allontanato e ci permetteranno di affacciarci nuovamente nel mondo? Che cosa cambierà? In che modo saremo cambiati noi?
Eravamo abituati ad un mondo che, nel bene e nel male, si reggeva sulle relazioni interpersonali dirette, sui contatti umani.
E dopo che avranno riaperto le nostre gabbie come ci comporteremo? Continueremo a cambiare strada se scorgiamo qualcuno che ci viene incontro? Eviteremo lo sguardo delle persone che incrociamo?
Che cosa vedremo al di là dell’anonima mascherina che tutti saremo obbligati ad indossare? Continueremo a sentirci, o a percepire gli altri come dei potenziali untori? Vivremo nel timore di comportarci in modo sbagliato? Le mascherine, i guanti, i disinfettanti e tutte le norme igieniche di questo periodo diventeranno un’abitudine, o peggio un’ossessione?
Nel mondo di domani ci incontreremo ancora? Faremo l’amore? O ci sentiremo subito in pericolo se qualcuno ci stringe la mano?
I ragazzi torneranno ad andare a scuola, a rincorrersi nei parchi?
Sui giornali si legge molto a proposito degli effetti post-traumatici di cui saremo tutti preda, alla fine di questo periodo. Come i reduci di guerra, vivremo il resto della nostra vita perseguitati dagli incubi, dalla paura e dalla depressione?
O avremo il coraggio di superare tutto questo disagio e riusciremo a trarne un insegnamento positivo, per noi stessi e per i nostri figli?
In questo periodo silenzioso e vuoto la natura sembra essersi risvegliata prepotentemente, il canto degli uccelli si sente di più, l’erba è più verde che mai e la luce del sole splende come non ce lo ricordavamo. Dall’oscurità dei nostri rifugi domestici il mondo esterno ci appare ora meraviglioso e tutto da riscoprire.
Ca la faremo a trovare la forza di abbandonare la nostra paura, di attraversare le nostre paralisi emotive e tornare ad popolare il nostro pianeta? Saremo ancora curiosi, liberi e avventurosi, come lo eravamo nel vecchio mondo?