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C'è in noi una terribile difficoltà, una lotta spaventosa per comunicare, e una grande solitudine. E' quello che ognuno ha dovuto fare durante la sua infanzia: diventare grande e adattarsi al mondo e alla vita (Werner Herzog).
Campi di girasole fin dove arriva l'occhio dalla finestra di una comunità terapeutica per tossicodipendenti.
Suona il telefono.
All'altro capo una ragazza: "mi faccio da tre anni, sono stanca di vivere per la strada. Non posso andare al SERT, nessuno sa che mi faccio, lì mi conoscono tutti. Ce n'è voluto per trovarvi sull'elenco. Che devo fare per entrare in comunità?"
Charlie è nato così, nulla di geniale o di eroico, per associazione di idee, o forse no, qualcosa di magico c'è stato: crederci, ingenuamente, crederci a Pontedera, non a Milano, a Torino o a Roma...
"Santa ingenuità"... virus aggressivo che, talvolta, riesce a guarire chi lavora nel sociale da quel frequente sentimento di perdita di senso che si traduce nell'esperienza, paralizzante e dolorosa, del conflitto tra il voler fare e il non c'è nulla da fare. Spesso associato al batterio del coraggio, i suoi effetti fanno sì che non ci si accontenti della realtà così com' è.
Ha contagiato tutti: istituzioni, imprese, liberi professionisti, commercianti, e ancora, personaggi del mondo della televisione, del cinema e dello sport. Docenti universitari ma, soprattutto, tanti volontari di diversa provenienza politica, culturale e religiosa, di diverse età ed estrazione sociale.
Quasi trenta anni dopo Charlie c' è ancora. E' diventato una fondazione. Deve sempre fare i conti con la scarsità delle risorse economiche ma continua a svolgere il suo compito: rispondere a chi chiede sostegno e informazione; e se è vero, come dice qualcuno, che la solidarietà è una forma di egoismo (la consapevolezza del dare come bisogno è il punto di partenza dei nostri corsi di formazione), Charlie esercita ancora oggi questa nobile forma di egoismo, nata guardando un po' più in là dei campi di girasole.
Angelo Migliarini
Presidente Fondazione Charlie Onlus