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Emergenza Covid-19
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Quando ho sentito che si stava diffondendo un virus sconosciuto dall’altra parte del mondo mi sono preoccupata molto; aspettavo con ansia nuove notizie per saperne sempre di più, incuriosita anche dal fatto che nel 2020 un virus potesse ancora esserci sconosciuto. Quando la questione ha iniziato a riguardare anche il nostro Paese, paradossalmente mi sono preoccupata sempre di meno, lasciandomi forse trascinare da coloro che ne sapevano più di me e che sostenevano fermamente che non ci saremmo mai potuti ritrovare nella medesima situazione. Tutta questa positività invece è durata ben poco e, personalmente, con il discorso che Conte ha pronunciato la sera del 9 marzo mi sono sentita crollare il mondo addosso.
Ho iniziato ad aver paura del contatto con le persone, a temere di aver trasmesso il virus ai miei cari le ultime volte che li avevo abbracciati, a temere tante altre cose. Inizialmente è stato difficile anche cercare di accettare il fatto che avrei dovuto fare a meno di tante persone care per un periodo di tempo che continuava a farsi sempre più lungo, anche se in realtà il cerchio di persone che davvero mi mancano è costituito da pochi: familiari più stretti e che purtroppo vivono in altri comuni, e il fidanzato che vive in un’altra regione. Gli amici non mi mancano quanto avrei potuto immaginare, e la realtà è che non mi manca neanche uscire: non so se io sia una cattiva persona o meno, ma li sento talmente tanto spesso attraverso i mezzi virtuali che, nonostante sia aumentata la quantità, è drasticamente diminuita la qualità della conversazione. Pure con le lezioni online mi trovo abbastanza bene, anche se non credo che sarà lo stesso per gli esami, ed è qui che l’argomento “Università” inizia a essere fonte di ansia.
Infatti credo sia proprio questa l’emozione che caratterizza questo mio periodo di quarantena, anche più della tristezza, della paura e dello stress: l’ansia per il futuro è la ragione per cui sono più di quaranta giorni che dormo male o che temo i resoconti giornalieri (tanto per citarne due).
Se però mi limitassi a raccontare questo mentirei, perché durante la mia quarantena ho anche potuto coltivare quelle piccole passioni che avevo lasciato da parte per tanto tempo, come quella di leggere o dipingere, e questo mi rende molto felice. Ho cercato di prendermi cura di me stessa con quanto mi sembrava che potesse essere più terapeutico a seconda dei momenti, spaziando dagli allenamenti sportivi ad alta intensità allo yoga, dal riordinare la casa al guardare film/serie tv comodamente sdraiata sul divano.
Per quanto questa situazione sia emotivamente difficile da affrontare, sono grata che la mia famiglia e i miei cari stiano bene, e non posso negare di aver ritrovato/scoperto delle parti di me che mi hanno aiutata a migliorarmi, nonostante la realtà fuori dalle sicure mura di casa mia mi spaventi molto.
Vittoria98