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La dimensione dei Social Network, ormai divenuta una realtà parallela in cui si sviluppano la maggior parte delle relazioni, da cui transitano i flussi di informazioni e notizie, è una vetrina virtuale attraverso cui osserviamo e ci presentiamo al mondo.
In questo scenario gli adolescenti, esposti alle tecnologie digitali fin dalla nascita, appaiono sempre più iperconnessi: circa 5 su 10 dichiarano di trascorrere dalle 3 alle 6 ore extrascolastiche con lo smartphone in mano, il 16% dalle 7 alle 10 ore, mentre il 10% supera abbondantemente la soglia delle 10 ore. Se si calcola che il 63% lo utilizza anche a scuola durante le lezioni, significa che la maggior parte di loro vive perennemente connesso alla rete.
Alcuni dati raccolti nel 2018 dall’Osservatorio Nazionale sull’Adolescenza, indicano che il 98% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni possiede uno smartphone personale, con connessione ad Internet, a partire dai 10 anni d’età.
Al di là dei problemi relativi ad un uso eccessivo dello smartphone, come il cosiddetto fenomeno del “vamping” (trascorrere quasi tutta la notte in chat o sui social) che intaccando la qualità del sonno, può generare disturbi della salute ed influire sulla capacità di concentrazione, riducendo il rendimento scolastico, cerchiamo di capire come i nostri ragazzi trascorrono il loro tempo online.
Il 95% degli adolescenti ha almeno un profilo sui social network. Il primo è stato aperto intorno ai 12 anni e la maggior parte di loro arriva a gestire 5-6 profili contemporaneamente, insieme a 2-3 App di messaggistica istantanea.
Il fatto di avere una serie di applicazioni social sconosciute ai genitori permette ai ragazzi di sentirsi meno controllati e più liberi di osare, favorendo comportamenti come il sexting, il cyberbullismo e la diffusione incontrollata di materiale privato in rete.
Un dato piuttosto allarmante riporta che il 14% degli adolescenti possiede anche un profilo finto, che nessuno conosce o che conoscono solo in pochi, risultando quindi non controllabile dai genitori e nel contempo facile preda della rete del “grooming” (adescamento di minori online).
Da alcuni anni ormai sembra essere completamente scomparso per gli adolescenti il concetto di intimità: per 5 ragazzi su 10 è normale condividere tutto quello che fanno, comprese foto personali e private, che vengono quotidianamente sottoposte alla spietata valutazione della macchina dei “Like”: molti like significano un’approvazione che accresce l’autostima, la popolarità e la sicurezza personale. Pochi like al contrario, insieme ai commenti dispregiativi, condizionano l’umore e l’autostima in negativo.
L’aspetto che più caratterizza la presenza degli adolescenti di oggi sui Social sono i “selfie”, i famosi autoscatti, dove si è disposti a tutto pur di ottenere like. I dati riportano che per il 55% degli adolescenti, soprattutto femmine, è molto importante il numero di like che si ottengono sui social, mentre per il 34% dei ragazzi intervistati ricevere pochi like è fonte di delusione e rabbia.
Il dato più preoccupante è che circa 1 adolescente su 10 fa selfie pericolosi in cui può arrivare a mettere a repentaglio la propria vita e oltre il 12% è stato sfidato a fare un selfie estremo per dimostrare il proprio coraggio.
Le “Challenge” o “Sfide Social” rappresentano uno dei problemi del momento e comprendono tutti quei giochi a catena che nascono sui social network, in cui si viene chiamati a partecipare attraverso un “tag”. Lo scopo in genere è di postare un video o un’immagine richiesta, per poi invitare altre persone a fare altrettanto, tali fenomeni possono diffondersi a macchia d’olio nel Web, anche nell’arco di poche ore.